Nessuno sapeva il suo vero nome; venne da tutti chiamato “Onorevole Digestione” da una frase che lui stesso ripeteva in ogni circostanza.
Lo chiamavano anche “Professore” per “la sua palandrana nera” che il tempo aveva cambiato in verde scuro come una patina di muschio su cosa antica, per la dignità con cui viveva la sua miseria, ma soprattutto perché era poeta. Suo posto di elezione, oltre che i caffè in Piazza Garibaldi, era un muro di Corso Vittorio Emanuel, che divideva con una donnina piccola piccola con un volto senza espressione: sua moglie, Pamela.
Il “Professore” e Pamela erano educatissimi; lei non parlava mai e lui aveva una voce sottile come rispettasse il rumoroso via vai della gente. Per loro parlava un vecchio fonografo, di quelli primitivi con la tromba, ma così sfiatato che sembrava anche questo un misurato elargitore di suoni. La gente li amava per questa presenza discreta e li avvicinava volentieri per offrire un’elemosina al “Professore”, che ad ogni offerta rispondeva con un leggero inchino: “Onorevole rispettabilissima digestione”.
Lui non mendicava, neppure Pamela aveva mai teso la mano, vivevano delle pubbliche offerte come fossero omaggi alla grazia e all’ingegno. “Capo augusto e gran criniera / se tu guardi verso sera / corpo lungo tutt’intorno / se tu guardi a mezzogiorno”.
Il “Professore” le poesie non le scriveva, le diceva, e le illustrava ai suoi più affezzionati sostenitori: “L’ha capita, signore?…”. Poiché tutte le poesie erano astruse e bislacche, il signore – s aveva tempo – scuoteva la testa e allora il poeta divenatava “Professore”: “Gliela spiegherò. Si tratta dell’Italia”.
Morì prima Pamela. Sparì silenziosamente com’era vissuta. Lui, il “Professore” , divenne ancora più solitario e i suoi discorsi più incoerenti: si preparava a raggiungere la compagna: “È andata vicino alle stelle / ove tutte le cose son belle / È partita a tenermi il posto / che dovrò occupare in Agosto / …Ha capito, signore?”.
Era un pò difficile, luo era nato in Agosto e trovava giusto che la sua partenza coincidesse con quella data. Anche lui se ne andò, non in Agosto, ma in un altro mese di un altro anno; e nessuno se ne accorse.
Il muro del Corso Vittorio Emanuele era ora deserto per la gente che passava, la quale, ricordandosi di lui ora si domandava: “Ma cosa voleva dire il Professore con quel suo detto: Onorevole e rispettabilissima digestione?”
“Non l’ha capito, signore?: Onorevole è quella digestione che avviene senza disturbi gastrici di sorta; rispettabilissima perché uno stomaco che compie il so dovere è degno di rispetto”.
Tratto da “Vecchia Parma cara al cuore” di Giuseppe Balestrazzi (1971)