In questa ormai storica immagine del fotografo parmigiano E. Pesci (dovrebbe essere addirittura il lontano 1912) sono raccolti i più noti giornalai e strilloni di allora, diffusori della Gazzetta di Parma e quindi collaboratori e autori del boom successivo del quotidiano in città e provincia. Da sinistra in alto, Bianchetti (conosciuto come Céco), strillone; poi Riccardo Zazzali, che gestiva l’edicola di via Emilia Est; Arduino, titolare dell’edicola presso la vecchia sede della Rizzoli & Emanuelli; Ghidini detto “Morén”; Bonaconza, che aveva una delle edicole più note, quella in piazza della Steccata; lo strillone Barvitius, capostipite di una dinastia di strilloni (e qualcuno afferma anche di mangiatori di “lévri da còpp”, cioè i gatti) e, infine, Gino Biggi, che lavorava in via Bodoni. Sotto, nella foto, sono Dalmazio Maestri, anch’egli iniziatore di un’attività seguita dalla famiglia, e Anna Caselli (detta “Ninòla”), distribitrice di giornali presso il Teatro Regio (l’edicola era davanti all’attuale palazzo della Provincia, allora palazzo delle Poste) e poi in fondo a strada Aurelio Saffi, all’angolo con viale Mentana, un’edicola di grande passaggio (ma, purtroppo, vicina a un “vespasiano”), venduta nel 1942. È passato quasi un secolo e un doveroso omaggio è dovuto a questi signori che, a loro modo, hanno fatto della cultura in città. Parlando di “strilloni”, un ricordo deve andare anche a “Mazio” Maestri, che per cinquant’anni (è scomparso nel 1992) ha svolto la sua attività nel centro di Parma, gestendo un punto vendita fisso (“un tavlén) in piazza Garibaldi davanti al caffè Bizzi e poi in giro col portapacchi colmo di giornali e allo stadio “Tardini” a diffondere numeri unici e pubblicazioni sportive. La Gazzetta di Parma aveva premiato Meastri, poco prima della sua morte, con una medaglia d’oro in riconoscimento della lunga attività di diffusione.

Tratto da “Parma di una Volta – Volume 6” di Tiziano Marcheselli (2006)