
Ero in comproprietà fra la Pistoiese e la Reggiana quando il Parma mi chiamò alla sua corte. Andai a Milano, al mercato, a firmare il contratto con Canuti. Esordii in campionato contro la Cremonese, giocammo male, perdemmo. Fu un campionato dignitoso. Sembrò cambiare la musica con l’arrivo di Zeman tanto è vero che battemmo in amichevole anche il Real Madrid. Ci illudemmo ma la realtà fu molto dura.

A Tizzano in ritiro, lavorammo come matti, io avevo le vesciche ai piedi, non riuscivo a correre dal dolore. Colpa delle corse sull’asfalto. Bozzetti mi rimise in piedi curandomi anche una caviglia che aveva calcificazioni. Sogliano mi portò dal dr. Oliva che mi ordinò alcuni plantari speciali. Intanto la squadra andava male e Zeman fu esonerato. Arrivò Vitali che mi diede tanta fiducia. Anche i tifosi mi aiutavano nonostante le mie origini reggiane. Per me erano tempi davvero difficili, temetti anche di dovere interrompere l’attività. Quante volte mi veniva voglia di piangere mentre giocavo, ma stringevo i denti. Superai anche quel periodo.

Chi l’avrebbe mai immaginato che un giorno avrei affrontato i centravanti più forti del nostro calcio ed addirittura di quelli Europei? Il pensiero di giocare un Mondiale non mi sfiorava neppure, per me era come parlare cinese. Il calcio è bello anche per questo: non esistono traguardi. Quando meno te l’aspetti dietro l’angolo c’è una sorpresa. Sempre se ci allena con la dovuta professionalità e ci si comporta nel modo giusto, in campo e fuori.”
Tratto da “Caro Parma – album di famiglia dei nostri primi ottant’anni” di Giorgio Gandolfi (1994)