Io Parlo Parmigiano

La Spongata

A Parma, nel 1537 si vieta agli aromatori di fare “spongate né pani papali”: evidentemente, oltre ad essere farmacisti, droghieri e profumieri, gli aromatori miravano ad invadere anche il campo della pasticceria. Nel Pontremolese la spongata è documentata già nella metà del Seicento, e ancora nel Parmigiano, nel secolo scorso, i monaci di San Benedetto erano famosi per i loro spongadén dal’ àculia, seguendo una tradizione che datava almeno dal 1585.Può darsi che le discussioni tra Parmigiani, Reggiani e Pontremolesi circa la paternità della spongata siano tutte superate dalla possibile constatazione che già i Romani confezionavano un dolce simile. Tratto da “La Cucina Popolare Parmigiana”…

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Luigi Apolloni

Ero in comproprietà fra la Pistoiese e la Reggiana quando il Parma mi chiamò alla sua corte. Andai a Milano, al mercato, a firmare il contratto con Canuti. Esordii in campionato contro la Cremonese, giocammo male, perdemmo. Fu un campionato dignitoso. Sembrò cambiare la musica con l’arrivo di Zeman tanto è vero che battemmo in amichevole anche il Real Madrid. Ci illudemmo ma la realtà fu molto dura. A Tizzano in ritiro, lavorammo come matti, io avevo le vesciche ai piedi, non riuscivo a correre dal dolore. Colpa delle corse sull’asfalto. Bozzetti mi rimise in piedi curandomi anche una caviglia che aveva calcificazioni. Sogliano mi…

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Il salame di Felino

Tra i salami che si sono formati lungo la Via Pedemontana, molto noto è il Salame di Felino, che prende nome dall'omonimo sito, molto probabilmente riallacciandosi a quello etrusco di Fel(s)inum. Questo salame ha stretti rapporti con il prosciutto che si produce nelle stesse terre. Infatti, era prodotto con i ritagli delle cosce destinate alla produzione del Prosciutto di Parma. Per questo era stato denominato anche nel "salame di prosciutto". Oggi è prodotto anche con altri tagli pregiati del maiale, e con tecniche che si ispirano sempre all'antica tradizione. Si è inoltre alleggerito di grasso, pur mantenendo il suo inconfondibile sapore e aroma.Il Salame di…

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Al fontanär (l’idraulico)

La rezdóra l' é preocupädagh' é ròtt al rubinètt, la ca' alagäda. Mo guärda! Al fontanär al n' é vén mìgae dir che par pagär fagh mìga fadìga -.Arìva finalmént, vèrs il cuàt'r ór'n òmm distìnt, la bórsa cmé 'n dotór. In déz minùd al guäi l' é riparè. Co' gh' vén? -. La dìz, coj sòld zà preparè. J' én sìnch mìlla frànch -. Oh màma mìa!A gh' é gnù cuäzi mäl, n' é mìga bozìa. Sìnch mìlla franch? Eh che lavór!n' ò gnànca paghè tant al mé dotór -. A crèd dabón, a crèd sénsa ch' la giùra,cära la mé sjòra, la vìtta…

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La Porta di Viarolo

Siamo alle porte di Parma e alle porte della Bassa e questa Porta a Viarolo è quasi trattoria di confine, ma con la piacevolezza di tutto quanto è tradizione, tra materie prime di qualità e preparazioni attente e precise. Paola e Simone in sala, Nicole in cucina rappresentano quelle tradizioni famigliari forti e compatte. E le scelte di Nicole in cucina sono ben rappresentate e sostenute da Paola e Simone. Un legame che, semmai ce ne fosse bisogno, aumenta ancora di più il valore di un menù tradizionale, preparando seguendo le stagioni. E quando si parla di stagioni, si intende anche stagioni della tradizione. Così…

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Sant’Antonio

Un antico proverbio così recita: "Par Nadäl un didäl, par l' an' nóv al pè d' un manzól, par la Befàna al sält äd 'na càgna, par Sant Antònni Abè 'n óra sonè". Proprio un'ora non è ma, che il giorno si allunghi, è vero. Un tempo il prete benediceva le stalle e si recitavano suppliche dinanzi all'impolverata immagine del Santo vegliata da un baluginante lumino. Alle bestie veniva dato il fieno migliore, non dovevano essere uccisi animali, il vaccaro si vestiva a festa, come pure i carrettieri che agghindavano i loro cavalli con eleganti finimenti. Un'altra tradizione voleva che le porte delle stalle rimanessero…

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Il brodo e il “Pieno”

Le nostre nonne, alla Domenica, quasi si mettessero d'accordo, per primo servivano in tavola la minestra in brodo "pàsta ràza" (pasta grattugiata) e come secondo il bollito misto: manzo, gallina e l'immancabile "pjén" con le varie salsine del rito frutto delle antiche ricette che ogni famiglia parmigiana si porta appresso nei secoli come il proprio cognome. Se il "pjén" della Domenica doveva risultare buono, quello per il pranzo di Natale doveva essere superlativo anche perché, quello morbido "digeribile" che fluttuava nella pentola, era uno dei "complici" del brodo dentro il quale dovevano nuotare gli anolini. A Parma il "pjén" è sempre stato un rito per…

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Proverbio di Santa Lucia

Dalla notte di Santa Lucia (12 Dicembre) a Natale (25 Dicembre) ci sono 13 giorni uguali: ossia le notti sono lunghissime mentre il giorno è cortissimo. Solo da Natale comincia ad allungarsi. Proverbio tratto da "Il Libro del Natale Parmigiano" di Lorenzo Sartorio (2009)

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I Filòs invernali nelle stalle

Li chiamavano «racconti di stalla». Un pò strana come definizione, ma rigorosamente rispondente al vero. Le «storie di stalla» erano quelle che venivano narrate alla gente proprio nelle stalle, ma anche nei «metati», gli essicatoi, che un tempo apparivano come folletti nei boschi del nostro appennino e della vicina Lunigiana. Il ritrovarsi nella stalla in inverno rispondeva all'esigenza di trascorrere, dopo la spartana cena, un'oretta insieme alla propria famiglia ed ai vicini di casa o di corte, prima di tuffarsi sotto le coperte di quelle stanzone fredde dove dai travi penzolavano i salami ad «asciugare» e dove, nemmeno il «prete», riusciva a scaldare più di…

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