Io Parlo Parmigiano

Al fontanär (l’idraulico)

La rezdóra l' é preocupädagh' é ròtt al rubinètt, la ca' alagäda. Mo guärda! Al fontanär al n' é vén mìgae dir che par pagär fagh mìga fadìga -.Arìva finalmént, vèrs il cuàt'r ór'n òmm distìnt, la bórsa cmé 'n dotór. In déz minùd al guäi l' é riparè. Co' gh' vén? -. La dìz, coj sòld zà preparè. J' én sìnch mìlla frànch -. Oh màma mìa!A gh' é gnù cuäzi mäl, n' é mìga bozìa. Sìnch mìlla franch? Eh che lavór!n' ò gnànca paghè tant al mé dotór -. A crèd dabón, a crèd sénsa ch' la giùra,cära la mé sjòra, la vìtta…

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Sant’Antonio

Un antico proverbio così recita: "Par Nadäl un didäl, par l' an' nóv al pè d' un manzól, par la Befàna al sält äd 'na càgna, par Sant Antònni Abè 'n óra sonè". Proprio un'ora non è ma, che il giorno si allunghi, è vero. Un tempo il prete benediceva le stalle e si recitavano suppliche dinanzi all'impolverata immagine del Santo vegliata da un baluginante lumino. Alle bestie veniva dato il fieno migliore, non dovevano essere uccisi animali, il vaccaro si vestiva a festa, come pure i carrettieri che agghindavano i loro cavalli con eleganti finimenti. Un'altra tradizione voleva che le porte delle stalle rimanessero…

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Proverbio di Santa Lucia

Dalla notte di Santa Lucia (12 Dicembre) a Natale (25 Dicembre) ci sono 13 giorni uguali: ossia le notti sono lunghissime mentre il giorno è cortissimo. Solo da Natale comincia ad allungarsi. Proverbio tratto da "Il Libro del Natale Parmigiano" di Lorenzo Sartorio (2009)

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Pasè cmé ‘na pìppa

“Passato come una vecchia pipa”. Si dice da chi è obnubilato dall'alcol Quante volte abbiamo sentito pronunciare quesa frase nei confronti di chi da segni di ormai scarsa vigilanza mentale e cognitiva. In poche parole: è rimbambito. Anche se la pipa è un nobile e antico strumento per raffinati e tradizionalisti fumatori, il dialetto parmigiano usa questa terminologia con espressioni non del tutto elenganti. Altro epiteto nei confronti di persone che valevano poco era "An väl 'na pìppa 'd tabàch". Peggio ancora "Andär a fär téra da pìppi" (morire) Tratto da "Tordlìdi" di Lorenzo Sartorio (2010)

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Essere segreto come la grappa della Tita

"Essere segreto come la grappa della Tita", ci riporta ai tempi del primo Novecento, quando a destra di chi guarda la Chiesa di San Pietro si potevano contemplare i tre bacili lucenti che facevano da insegna alla bottega del barbiere Miljén Alessandrini. Oltre il negozio di Miljén si trovava il Caffè Dàla Tìta, che doveva la sua fama all'incredibile varietà di grappe di ogni tipo e provenienza, in cui la Tita si era specializzata. Di giorno il negozio aveva un aspetto non proprio invitante, vuoto com'era o con pochissimi clienti; cominciava a prender vita a tarda sera o in piena notte, quando diventava il ritrovo…

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Ferragosto

Una famiglia “tradizionale” Oggi si fa festa! Si sta bene sòtt al pòrtogh, parchè fóra a gh' é 'n cäld bestjäl. A mezzogiorno la rezdóra la fa rostìr un bél nàdor mutt. Al dopmezdì sòtt 'n' ómbra a farèmma 'na partìda a brìsscola con 'na botìllja 'd malvazìa frèssca, mentre i ragazzi i màgnon l' ingùrrja. Tratto da "Al Lìbbro dal Rezdór" di Lorenzo Sartorio e Enrico Dall'Olio (1998)

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San Lorenzo dal gran caldo

"San Loréns dàla gran caldùra, Sant' Antònni dàla gran fardùra, vón e ch' l' ätor poch la dùra" Il 10 Agosto la chiesa ricorda San Lorenzo Martire e, nelle nostre campagne, esplodono le sagre. È il santo del caldo "San Loréns dàla gran caldùra, Sant' Antònni dàla gran fardùra, vón e ch' l' ätor poch la dùra" e delle stelle cadenti. Da tempi immemori la notte del 10 di Agosto è dedicata al martirio di San Lorenzo e le stelle cadenti sarebbero la lacrime vesate dal santo durante il suo supplizio che vagano eternamente nei cieli e scendono sulla terra solo il giorno in cui…

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Tortelli d’erbetta

I tortelli ben riusciti, secondo la formula popolare della città, dovranno essere; Lóngh coll sò còvvi,tgnìss sènsa vensàj.Foghè in-t-al butére sughè col formàj. In effetti, in città si pretende che i tortelli non siano simili a quei tozzi ravioletti quadrati, col ripieno a fior dei bordi, che si vedono spesso già confezionati in certi negozi, ma di forma rettangolare, con tanto di "code", e sodi di pasta, perché non si aprano o si rompano o si sfilaccino.Insisto sulla prudenza nell'uso della noce moscata, il cui aroma pungente troppo spessi guasta irrimediabilmente il sapore del ripieno. Tratto da "La Cucina Popolare Parmigiana" di Guglielmo Capacchi (1985)

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Parma bell’arma

Il proverbio è desunto da un altro, vivo già ai tempi di Francesco Serdonati (cioè verso la fine del Cinquecento), che lo elencò nella sua raccolta manoscritta: Parma bell'arma, Reggio gentile e Modena un porcile. Le Monnier lo mise con altri duemila e più ad arricchire la raccolta del Giusti, ma si limitò ad osservare: "Per certo è nato a Reggio", senza tuttavia cercare d'interpretare la prima parte.Può significare che la "Parma", lo scudo rotondo della fanteria romana, è la migliore di tutte le armi perché protegge senza ferire, o forse allude all'arma del Comune, la croce azzurra in campo di oro. Tratto da "Proverbi…

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